Architettura Del Mondo Antico Bozzoni Pdf 20 BETTER
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La storia dell'architettura nel periodo compreso tra il V e il XII secolo può essere suddivisa in tre fasi: tardoantica, altomedievale, romanica. L'architettura tardoantica presenta una sostanziale continuità con la precedente tradizione classica; al contrario, tra il VI e l'VIII secolo, la tecnica di realizzazione della malta di calce venne dimenticata in gran parte dell'Europa occidentale. Tra la fine dell'VIII e il IX secolo l'influsso della rinascenza carolingia e il rinnovato vigore del potere bizantino portarono a definire una nuova tradizione architettonica, che al volgere del millennio si era ormai consolidata a cominciare dai contesti sociali elitari ed ecclesiastici. Un aspetto fondamentale di tale passaggio verso nuove espressioni architettoniche fu la riscoperta di alcune tecniche costruttive (in particolare l'uso della malta di calce invece delle malte a base di argilla) e di criteri di progettazione classici, compresi alcuni principi di ingegneria, come quelli alla base della costruzione delle volte. L'architettura ecclesiastica costituì il nuovo, principale apporto al repertorio dell'architettura classica; la sua genesi si può individuare nella lunga evoluzione tecnico-progettuale antica e non sorprende che gli architetti imperiali abbiano ottenuto brillanti risultati nella nuova architettura paleocristiana. Dopo la pace della Chiesa (313) l'architettura acquisì un carattere di particolare grandiosità nelle basiliche costantiniane di S. Pietro (323-326, completata attorno al 400) e di S. Paolo fuori le Mura (386-423), a Roma. Questi nuovi complessi si distinguevano per la presenza di un ingresso turrito che conduceva dapprima ad un atrio e quindi portava ad un secondo ambiente definito da una navata centrale e da navate laterali, chiuso da un'abside. Spesso vi era un transetto, talvolta con sacrestie adiacenti; la copertura era costituita da un semplice tetto ligneo. Tali soluzioni dettero origine ad un tipo edilizio caratterizzato da un solido corpo di fabbrica e da un impianto articolato, funzionale alla liturgia. Il transetto era un elemento nuovo, progettato per offrire una maggiore capienza ai fedeli attorno all'altare; ben presto questo spazio venne reclamato dalle confraternite di devoti e si avvertì la necessità di ingressi al transetto separati. La pianta a T che ne risultò era ben distinta da quella di altre costruzioni, soprattutto da quella dei santuari pagani a pianta cruciforme, planimetria non adeguata alle necessità delle assemblee dei fedeli. Edifici di questo tipo vennero costruiti in tutto l'Impero e vennero addirittura emulati, anche se in forma più modesta, nelle ville coeve, come a Saint-Aubin-sur-Mer (Calvados) e a Montcaret (Dordogna). Il mondo cristiano orientale seppe mantenere la tradizione romana dell'architettura a volta, sebbene fortemente condizionato da influssi orientali. Gli architetti costantinopolitani dettero prova di considerevole abilità nell'applicazione sperimentale dei principi architettonici sasanidi, come la tecnica muraria impiegata nella costruzione della cupola di età giustinianea. L'esito più rilevante di questa tradizione fu S. Sofia, una chiesa che costituì il modello non solo per le basiliche metropolitane, come S. Giovanni a Efeso, ma anche per numerose chiese protobizantine dell'Egitto e dei Balcani. Già nel VI secolo le torri erano divenute importanti elementi ausiliari dell'architettura ecclesiastica. La loro origine probabilmente deriva dai bastioni e dalle torri usati per potenziare le fortificazioni e le fortezze urbane dal III secolo in poi. Tale soluzione architettonica venne ripresa nei contesti rurali domestici del III e del IV secolo. In ville come quella di Stonea (Lincolnshire) o nelle fattorie locali della Tripolitania, le torri sostituirono spesso gli ambienti principali di ricevimento. Dal V secolo la presenza di una torre centrale divenne la norma nella maggior parte delle più importanti ville, come a Nador (Algeria), Tabarca (Tunisia) e San Vincenzo al Volturno (Italia). A partire da questa data basse torri vennero poste generalmente ai lati dei portici delle basiliche paleocristiane. L'architettura popolare acquistò nel corso del IV secolo caratteri più marcatamente regionali. Nel V secolo emersero due tendenze principali: la minore cura posta nella realizzazione degli edifici in pietra e la prevalenza delle costruzioni in legno. Le abitazioni in pietra, soprattutto in contesti urbani, erano realizzate per lo più con materiale di spoglio proveniente da più antichi edifici di età classica; sembra che in questo periodo l'uso di pietra da cava fosse meno diffuso. Tale prassi dette luogo a edifici dall'apparenza più modesta, sebbene, come nel caso delle ben conservate abitazioni urbane di Efeso, del V secolo, i materiali riutilizzati venissero coperti da pitture di alta qualità. La grande differenza, comunque, tra l'epoca classica e la Tarda Antichità è senza dubbio nell'uso comune del legno in costruzione. In Italia era usuale che strutture lignee prendessero il posto di costruzioni residenziali in pietra in contesti urbani, come è evidente negli scavi di Brescia, Cosa e Luni. Si sarebbe tentati di attribuire la nuova architettura alla tradizione germanica, ma nella Gran Bretagna meridionale e nei Paesi Bassi, dove gli studi sugli impianti edilizi in legno tardoromani sono più avanzati, appare evidente che le strutture lignee ripresero tecniche locali romanizzate e che, poiché più facili e più economiche, soppiantarono le costruzioni in pietra. Alle migrazioni germaniche si deve l'introduzione di alcune semplici forme architettoniche, soprattutto le capanne seminterrate (Grubenhaus). Comunque in Gran Bretagna, in Francia e in Italia, nei periodi tardoantico ed altomedievale, questa tipologia architettonica venne normalmente utilizzata sia per abitazioni che per botteghe artigianali, come è stato evidenziato negli scavi di Mucking (Essex) e West Stow (Suffolk) in Inghilterra, di Brebières (Pas-de-Calais) e Saint-Denis in Francia. A causa della completa scomparsa della produzione di serie nel VII secolo, sono ben poche le costruzioni risalenti a questo periodo. Con la fine dell'estrazione della pietra, la crisi dell'industria laterizia e della produzione di malte di calce in molte regioni, non sorprende che siano scarsi i monumenti architettonici risalenti a tale epoca giunti fino a noi. Nella stessa Roma poche chiese vennero costruite tra l'inizio del VII e la fine dell'VIII secolo e la tendenza era piuttosto quella di restaurare le costruzioni esistenti; la maggior parte delle chiese erano piccole costruzioni in pietra, poco più di una cappella. Forse i migliori esempi sono costituiti dal tempietto del Clitunno, di VIII secolo, dal tempietto di S. Maria in Valle a Cividale, dalla prima cattedrale dei Sassoni Occidentali a Winchester (648 ca.) e dalla piccola cappella di Escomb (contea di Durham). La tradizione basilicale non scomparve completamente; le chiese in laterizio dell'inizio del VII secolo, edificate durante la missione di s. Agostino presso gli Anglosassoni a Canterbury, a Bradwell (Essex) e a Reculver, testimoniano la continuità con la tradizione classica. Le prime chiese monastiche a Jarrow e a Wearmouth (contea di Durham), costruite da artigiani franchi alla fine del VII secolo, dimostrano che il mondo cristiano poteva ancora contare su architetti provvisti della competenza richiesta da questo tipo di impianti. Anche in diversi monasteri europei, alla metà dell'VIII secolo, si conservavano ancora le necessarie conoscenze tecniche e di ingegneria. Gli scavi a Saint-Denis, presso Parigi, hanno dimostrato che la grande chiesa abbaziale, costruita dall'abate Fulrad tra il 754 e il 775, era una costruzione basilicale che già prefigurava le chiese carolinge. Analogie costruttive consentono di attribuire la ben conservata chiesa basilicale di S. Salvatore a Brescia alla metà dell'VIII secolo. La chiesa cattedrale di S. Sofia a Benevento, fondata dal duca Gisulfo II e completata dal duca Arechi II nel 762, appartiene a questo periodo di sperimentazioni; l'ampio e articolato impianto circolare richiama immediatamente la grande chiesa giustinianea di Costantinopoli e prefigura la Cappella Palatina di Carlo Magno ad Aquisgrana. L'architettura relativa alle residenze del potere in questo periodo di transizione è scarsamente documentata. Si è tentati di immaginare i sovrani occupare, senza però risiedervi stabilmente, i palazzi in pietra costruiti nella Tarda Antichità in alcuni centri, come Pavia o Ravenna. A nord delle Alpi, gli Anglosassoni e i Franchi costruirono nuovi palazzi in legno, spesso fortificati all'interno da palizzate; nel VII secolo il palazzo di Yeavering (Northumbria) comprendeva, oltre ad una bella sala circondata da edifici residenziali, anche un cuneus in legno per le assemblee, che sembra essere stato costruito sopra un antico teatro. L'alto livello della carpenteria, evidente in questi insediamenti elitari a nord delle Alpi, può essere riconosciuto anche nei coevi insediamenti mercantili ed agricoli. Invece a sud delle Alpi, nella posa in opera di pali o di travi a sostegno dei muri, le abitazioni rurali hanno ben poco della precisione che è usuale nei territori anglosassoni e franchi. La rinascenza carolingia deve molto alla riscoperta delle arti classiche. Tra i molti trattati classici copiati in questa epoca sono i dieci libri sull'architettura di Vitruvio, oggetto della corrispondenza tra il biografo di Carlo Magno, Eginardo, ed un certo Wussin, a testimonianza dell'influenza degli autori antichi sugli intellettuali della corte carolingia. Gli strumenti per gli impasti di malta di calce e i forni per la calce (come documentato dai rinvenimenti della Crypta Balbi a Roma) continuarono ad essere impiegati nei cantieri per la realizzazione di forme architettoniche tardoantiche, che dunque venivano ancora prese a modello. Le più importanti costruzioni di questo periodo vennero edificate dalla corte c